Con questo articolo ti spiegherò come un papà separato, escluso dalla vita scolastica del figlio e tenuto sempre all’oscuro dei suoi rendimenti o frequenze/assenze, può farsi ragione a suon di ricorso al TAR fino ad ottenere anche una revoca della bocciatura del figlio.
Una delle cose più difficili per un padre separato e che non ha relazione e dialogo con la ex moglie è essere sempre aggiornato su molti aspetti della vita del figlio, soprattutto in quelle sfere delle quali il figlio stesso non parla e non si confida.
La cosa più bella e giusta sarebbe che i genitori anche se separati continuassero a scambiarsi informazioni rilevanti sui figli per prendere tutte quelle decisioni fondamentali per la loro crescita, educazione e formazione.
Ciò purtroppo, inutile che lo sottolineo più di tanto, non sempre avviene. Anzi avviene l’opposto. Quindi è molto usuale che un papà, al quale la mamma non dice nulla, resti all’oscuro sull’andamento e rendimento scolastico del figlio, soprattutto quando questo è negativo e quindi il figlio non ne parla con piacere nei momenti condivisi con il genitore.
Infatti nella maggioranza dei casi chi ha più rapporto con la scuola e gli insegnanti è la madre che accompagna i figli a scuola e li va a prendere, partecipa alle riunioni con gli insegnanti ed a tutte le altre attività. Molto spesso però gli insegnanti non conoscono la situazione familiare dell’alunno oppure per delicatezza fanno finta di non conoscerla e quindi non cercano alcun contatto con il papà limitandosi a riferire tutto solo alla madre, dando per scontato che anche il padre sappia.
E non sempre tutti i papà hanno lo stesso approccio con la scuola dei figli perché mentre qualcuno di loro chiede periodicamente alle maestre o insegnanti come va il figlio a scuola, molti altri non lo fanno quasi dando per scontato che, se nessuno li chiama, vuol dire “che tutto è ok”.
In realtà non sempre va così ed oggi parlo proprio di un caso in cui così non è andata proprio così.
Un papà apprende che il figlio è stato bocciato e che l’anno successivo non potrà frequentare la terza media ma dovrà rifrequentare la seconda media in quanto il suo rendimento era stato scarso ed ulteriormente peggiorato dalle numerosissime assenze. La madre non aveva mai parlato di questo scarso rendimento scolastico con l’ex e probabilmente perché l’anno in questione era stato proprio quello della separazione fra i due. Con molta probabilità quindi i due non dialogavano su nulla e tantomeno lo facevano sul figlio, assorti dai loro problemi e dalle proprie lotte legali.
Gli insegnanti avevano anche tentato di recuperare la situazione dell’alunno che, però, non si è dimostrato disponibile e non ha migliorato i propri risultati. Anzi si assentava ancora di più rifiutando qualunque forma di aiuto. Ciò che in questo caso è importante è che gli insegnanti erano consapevoli delle notevoli difficoltà del giovane dovute alla separazione fra i genitori, neanche a dirlo, molto conflittuale. Solo che si limitavano a riferire del rendimento negativo alla madre nonostante sapevano anche che tra gli stessi genitori vigeva l’affidamento condiviso.
L’affidamento condiviso comporta che il genitore affidatario, anche se non collocatario, vada sempre e tempestivamente informato sulla situazione scolastica del figlio, sopratutto se il rendimento è negativo e tale da assicurare una bocciatura.
Questo è un principio facilmente rinvenibile già nelle norme del codice civile – oltre che da quelle del buon senso comune – ma nello specifico, esiste anche una circolare ministeriale (la n. 5336/2015) che tutela proprio “la bigeniotorialità in ambito scolastico“.
Infatti tornando al nostro papà arrabbiato, ciò che ha fatto è stato presentare un ricorso al TAR per ottenere l’annullamento del provvedimento di bocciatura in quanto non era stato tempestivamente informato sul rendimento scolastico del figlio. Il padre ha anche sostenuto ed argomentato che qualora fosse stato informato a tempo debito avrebbe senz’altro potuto aiutare il figlio a recuperare il proprio andamento scolastico dimostrando che aveva già fatto lo stesso in passato. I giudici gli hanno dato ragione ed hanno annullato la bocciatura proprio su quel principio della “bigenitorialità” di cui sopra.
A me questo caso è piaciuto per una aspetto in particolare.
Il papà non ha pensato di strumentalizzare la bocciatura del figlio per “farla pagare” alla ex moglie che, nello specifico, era stata inadempiente rispetto ai propri doveri genitoriali. Non ha fatto ricorso al giudice civile per ottenere una modifica dell’affidamento per la manifesta “inadeguatezza genitoriale” oppure una sanzione nei suoi confronti. Ha preferito tutelare il figlio perché ha compreso che l’unico ad aver bisogno di tutela era proprio lui e non attraverso una diminuzione della funzione materna ma attraverso un provvedimento che ripristinasse quell’equilibrio scosso dalla separazione con sua mamma.
In questa scelta ci ho visto del bello, quello proprio di riuscire ad andare oltre all’odio ed al rancore verso la cosa più importante e fondamentale che è proprio il benessere del figlio.
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