Tutti i grandi sono stati bambini una volta, Ma pochi di essi se ne ricordano

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Educare o vigilare sui ragazzi ai tempi dei social network?

Scritto da laura pizzo

Oggi offriamo uno spunto di riflessione su un argomento abbastanza attuale e delicato che coinvolge i ragazzini di questi tempi e che, soprattutto, amplia la sfera dei doveri educativi e di vigilanza dei genitori sui propri figli minorenni.

E’ un dato approvato che i ragazzi, al giorno d’oggi, sono ossessionati dalla tecnologia ed è come se non esistesse più una via di comunicazione.

I media digitali sono molto utili anche per le attività scolastiche, data la situazione che si sta vivendo con la pandemia e offrono numerose opportunità, ma dove ci sono opportunità si celano anche rischi, quali la dipendenza, l’essere vittime di trappole nelle reti sociali o gli abusi dei propri dati personali.

Un recente studio mostra, infatti, che quasi il 60% degli adolescenti ha difficoltà a dormire o a rilassarsi dopo aver passato in rassegna i siti di social media; eppure una persona su 2 dichiara di ricorrere a essi per calmare lo stress.

Spesso, nel cuore della notte, i ragazzi si svegliano e controllano il cellulare e le loro notifiche scaricando molte applicazioni: istagram, facebook, snapchat, twitter, ecc…

Se si oltrepassa un certo limite, però, questo atteggiamento diventa quello di veri e propri schiavi: occorre sempre mantenere un equilibro, sapendo comunque che la solitudine nel ventunesimo secolo è sbloccare lo schermo e non trovare nessuna notifica.

L’utilizzo eccessivo degli strumenti tecnologici può portare alla perdita del contatto con la vita scolastica e di relazione, può costituire una soluzione inconsapevole alle difficoltà della vita reale, può riempire il vuoto che deriva dalle difficoltà di interagire con gli altri creando un falso equilibrio che sfocia in forti crisi nel momento in cui lo si interrompe.

La tecnologia modifica i concetti di tempo e spazio, accelera i ritmi di vita e allo stesso tempo riduce le distanze; porta allo sviluppo di capacità cognitive differenti, implementa alcune forme di apprendimento e di memoria, alcune competenze cognitive a discapito di altre, e modo di allerta differenti.

Quasi il 90% dei ragazzi riferisce di aver sperimentato il fenomeno della ‘vibrazione fantasma’ ovvero del falso allarme di ricezione di un messaggio sul cellulare. 

Viviamo in un’epoca dove preferiamo aggiungerci piuttosto di raggiungerci.

Conta più l’apparire che l’essere, è questo il problema sempre più diffuso tra i giovani di oggi: pubblicare aggiornamenti sulla propria vita diventa un obbligo e una distrazione dalla realtà, oltre alla perdita della propria privacy.

L’adolescente rischia così di isolarsi e di perdere una fase fondamentale della propria vita, un periodo di straordinaria ricchezza e potenzialità. Ruolo centrale riveste la famiglia: i genitori devono essere disponibili ad ascoltare, devono sostenere i propri figli e incoraggiarli se è il caso.

La famiglia deve quindi fungere da mediatore, per accompagnare il bambino nel mondo virtuale ricordandogli sempre l’importanza del contatto reale, dell’uscire a cena con gli amici, di guardare negli occhi una ragazza per corteggiarla invece di mandarle un messaggio con il telefonino.

La facilità di reperimento e la molteplicità delle informazioni ridurrebbero la capacità di concentrazione e di tolleranza dell’attesa ed il continuo passaggio da un dispositivo all’altro o da una notizia a un’altra più recente non aiuta il giovane a imparare a gestire l’incertezza, né a fermarsi di fronte all’assenza di risposte; attraverso i feedback immediati (come simboli e commenti espliciti sotto i post) non può imparare ad allontanare la ricerca di gratificazione; l’aspetto pubblico di molti eventi in rete non gli insegna a elaborare eventuali frustrazioni, percorso che richiede un momento di chiusura e riflessione personale lontano dai riflettori.

Un rischio importante che ne può derivare è quello del cyberbullismo, perché il gruppo si nasconde nell’anonimato e può colpire e segnare profondamente i ragazzi, che tendono ad isolarsi e a rifiutare anche di andare a scuola, campanello d’allarme questo che i genitori devono riconoscere per poter aiutare i propri figli.

Il ruolo del Web oggi non può essere demonizzato e non si può vietare ai propri figli di navigare in internet, ma si deve vigilare affinché i bambini e gli adolescenti non siano inghiottiti dalla rete, in quanto se lasciati soli di fronte ad uno strumento tanto ricco di appeal, il rischio di non saperlo controllare e di confondere la realtà virtuale con la realtà vera e propria è davvero concreta.

Se invece si sfruttano le grandi opportunità di crescita e di stimolo che la tecnologia offre i bambini e gli adolescenti potranno essere arricchiti dal loro confronto con il mondo sterminato che alberga in internet.

Molto spesso i primi ad essere inconsapevoli dei pericoli insiti nel web sono proprio i genitori. Considerato che internet risulta un mondo poco gestito, difficilmente controllabile, in cui mancano regole condivise e con pochi strumenti mirati a contenere fenomeni che possono avere gravi ricadute nella vita reale delle persone, è auspicabile che i genitori vigilino sull’utilizzo che i figli fanno di questo nuovo modo di relazionarsi con gli altri per evitare di dover prima o poi fronteggiare un vero e pericoloso estraneo intruso fantasma nella propria vita familiare.

Il ruolo educativo dei genitori deve adeguarsi ai tempi includendo principalmente nuove consapevolezze sui rischi ed i pericoli celati sul web e che, purtroppo, si aggiungono a tutti gli altri “tradizionali” che stanno nella realtà.

Troppo facile scandalizzarsi e giudicare di eventi nefasti ed apparentemente inconcepibili; più difficile comprendere come possa un ragazzino arrivare a determinati punti di follia suicida da solo, senza controllo, aiuto, vigilanza, senza coscienza alcuna.

Dott.ssa Ilenia Vella

Con la collaborazione della Dott.ssa Ilenia Vella

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